Di articoli sull’ Attestato di Prestazione Energetica [ APE ] ne sono stati scritti a migliaia ma non ne ho trovato uno che spiegasse la reale utilità (..o inutilità) di questo certificato.

Come al solito, quando tratto un argomento tecnico mi rivolgo al nostro esperto William Mistretta che gli APE li fa.

 

M: William, partiamo dal principio, perché da qualche anno a questa parte si parla di APE?

W: L’APE, che inizialmente si chiamava ACE (Attestato Certificazione Energetica) è stato reso obbligatorio per tutte le compravendite immobiliari che riguardano fabbricati, siano essi ad uso residenziale e non (ad esclusione di cantine, posti macchina, box e situazioni particolari), e dal 5 giugno 2013 anche per quanto riguarda i nuovi contratti di locazione per gli immobili sopracitati.

 

M: Ed esattamente che cos’è?

W: E’ un certificato, rilasciato da un tecnico abilitato, che attesta l’efficienza energetica di un immobile con un utilizzo di tipo standard. Nell’APE  si prende in considerazione l’efficienza del generatore di calore (sia esso una caldaia o qualsiasi altro tipo di elemento scaldante), la tipologia delle superfici opache verticali ed orizzontali, la qualità dei serramenti trasparenti e non, gli ombreggiamenti, i ponti termici, il sistema di produzione dell’ acqua calda sanitaria ed altri fattori che incidono sull’efficienza di tutto il sistema edificio-impianto. Inoltre influisce molto sui valori anche l’ubicazione dell’ appartamento: un appartamento al secondo al 2 piano di 5, avraà una dispersione di calore diversa da una mansarda, molto più esposta dal punto di vista termico.

Raccolti tutti questi dati, il tecnico li inserisce in un apposito sistema di calcolo, ricavando così la classificazione dell’immobile attraverso una lettera che va dalla A+ alla G. A+ è indice di un immobile ad altissima prestazione energetica, G invece è indice di un immobile con scarse prestazioni energetiche (N.B. c’è classe G e classe G!).

Attenzione che qui si parla solamente di riscaldamento e di acqua calda sanitaria e non di altri servizi. Dal 1 ottobre 2015, momento in cui entreranno in vigore i nuovi decreti però, le cose cambieranno radicalmente, infatti, si prenderanno in considerazione, a seconda della destinazione d’uso (“residenziale” o “non residenziale”) anche il raffrescamento, l’illuminazione e la ventilazione. E tutti questi “servizi” serviranno al calcolo della classe energetica globale.

 

M: Quindi bisogna cercare case in classe A+?

W: Come anche tu saprai per un immobile ottenere la classe A+ non è certo semplice, solo le costruzioni più recenti, dotate di isolamenti termici, generatori di calore ad altissima efficienza energetica, pannelli solari termici e/o fotovoltaci ed altre energie rinnovabili, possono ambire alla classe A+. Ovviamente tutti questi accorgimenti sono alquanto dispendiosi, oltre ad essere veramente complicato (ed in alcuni casi, anche impossibile), portare in classe A+ una casa o un appartamento costruito prima degli anni 2000.

Quello che voglio sottolineare è di fare attenzione ANCHE alla classe energetica che è comunque uno dei vari fattori da considerare quando si acquista una casa. Faccio anche presente che se si certificassero tutti gli immobili di Trieste metà probabilmente finirebbero in classe G, una buona parte in F e solo una ridotta percentuale nelle classi via via, migliori.

 

M: In effetti da agente immobiliare ho notato che l’APE ha avuto il grande merito di sensibilizzare il pubblico ai costi di gestione della casa, chi ne ha fatto le spese in particolari sono appartamenti in condomini con riscaldamento centralizzato e con alte spese di gestione. Faccio davvero enorme difficolta a venderli, anche se molti sono davvero belli.

M: Sono anche curioso di sapere da te se ha senso investire qualche migliaio di euro per migliorare la classe energetica?

W: Spendere tanti soldi, solo per passare da una lettera all’ altra, come detto prima, ha “poco” senso tranne in un caso specifico che spiegherò fra un attimo. Piu che al cambio della lettera, ha senso effettuare dei miglioramenti che si pagano da soli in termini di riduzione delle spese negli anni.

Facciamo un esempio reale e pratico per capire meglio:

Marco ha a casa un boiler elettrico ad accumulo, vecchio stile, che per un uso normale costa all’ anno ca. 600 euro di energia elettrica.

Al costo di 2000 euro, installa uno scaldabagno a gas metano, istantaneo, il quale consuma ca. 200 euro annui di gas metano.

Questo vuol dire che da quando installerà lo scaldabagno a gas risparmierà circa 400 euro/anno… in circa 5 anni si sarai quindi ripagato l’investimento, senza contare le detrazioni fiscali, ad oggi ancora in vigore.

Sembra intelligente vero?

(Attenzione, non prendete per oro colato questi numeri. Il risparmio energetico va calcolato ad hoc per ogni utente.)

 

M: Assolutamente interessante!

W: Considera che il boiler elettrico è l’esempio più classico, ma possiamo fare discorsi analoghi per serramenti, caldaie molto datate, isolamenti termici e cosi via.

Bisogna che il tecnico valuti caso per caso quali lavori ha senso fare e quali no, in alcuni casi consiglio addirittura di non cambiare nulla perché a fronte della spesa da effettuare i risparmi sarebbero minimi.

Molto importante, in questa ottica, può essere andare a vedere l’attuale seconda pagina dell’attestato di prestazione energetica. Infatti, al punto 6. RACCOMANDAZIONI, il tecnico ha già l’obbligo di valutare alcuni possibili interventi migliorativi dell’immobile. Attenzione che questi interventi migliorativi sono “standardizzati” e non creati ad hoc per l’utente finale (la signora di 75 anni fa un uso diverso dell’immobile rispetto al giovane padre di famiglia con 3 figli…)

 

M: In quale caso invece dicevi che può avere senso fare delle migliorie per passare da una classe all’altra?

W: Nel caso in cui si stia valutando di vendere l’immobile e la spesa non fosse eccessiva ha senso effettuare degli interventi migliorativi per passare dalla classe G ad una classe più elevata, così l’immobile godrà dei requisiti necessari per ottenere il contributo regionale e la vendita probabilmente sarà un po’ più semplice.

Concludo ricordando che i lavori che migliorano l’efficienza energetica possono usufruire della detrazione fiscale del 50% (ovvero se spendo 1000 euro lo stato ne ritorna 50 euro all’ anno per 10 anni, per totali 500 euro), mentre, alcuni di questi interventi, possono beneficiare della detrazione fiscale del 65% rendendo ancora più conveniente il lavoro.